
LA STORIA DEL CIV

Il primo Campionato Motociclistico Italiano su strada si svolse nel 1911, organizzato dal neonato Moto Club d'Italia, in prova unica. Due le classi ammesse: 1/3 di litro e 1/2 litro, che si sfidarono nella gara denominata "Milano-Aprica-Milano", sul percorso Sesto San Giovanni, Lecco, Colico, Sondrio, Passo dell'Aprica, Edolo, Lovere, Bergamo,Crescenzago, di 314,600 km. La classifica finale segnò la vittoria di Carlo Pusterla su Triumph 500, alla media di 43,510 km/h. A completare il podio il secondo posto di Giuseppe Galbai su NSU 500, alla media di 41,135 km/h, e il terzo posto di Mario Acerboni su Frera 250, che si aggiudicò anche la vittoria nella classe 1/3 di litro.[1]. La formula della gara unica fu mantenuta fino al 1920, con alcuni cambiamenti per quanto riguarda le classi ammesse e il luogo di svolgimento della gara (Cremona nel 1913 e nel 1919, il "Circuito delle Valli del Ticino" nel 1920).
Il 1921 vide la disputa del primo Campionato Italiano a prove multiple, in 12 prove equamente suddivise tra gare in circuito, cronoscalate e gare di gran fondo, con queste ultime che assegnavano un punteggio maggiorato. La formula mantenuta anche negli anni seguenti, con l'eccezione del 1922, quando non venne disputato nessun campionato. Vennero introdotte diverse categorie: alle tradizionali 350 e 500 si affiancano le categorie Bicicletti a motore (divenuta in seguito 125), 175, 250, 750 e 1000 (queste ultime due abolite tra il 1923 e il 1924)[2].
Passata la Seconda guerra mondiale (che aveva costretto a interrompere la stagione 1940) il Campionato di I Categoria riprese a partire dal 1946 con le classi 250 e 500, cui si aggiunsero 125 (dal 1948), 175 (tra il 1954 e il 1956) e 350 (nel solo 1957). In seguito al ritiro dalle competizioni di Gilera, Mondial e Moto Guzzi, il campionato italiano (divenuto nel frattanto Campionato Italiano Seniores) visse un momento di crisi, da cui si riprese con l'inizio degli anni sessanta. Alla fine di quel decennio venne reintrodotta la 350 (1967) e istituita la 50 (1969).
La morte di Angelo Bergamonti il 4 aprile 1971, durante la gara della Temporada Romagnola di Riccione, segnò un importante cambiamento nell'organizzazione delle gare: vennero infatti eliminati i circuiti cittadini, preferendo loro impianti permanenti.
Il 1980 vide una nuova formula dell'Italiano, con due manche per ogni gara, formula rivelatasi di scarso successo. Nella stessa stagione le 350 vennero "declassate" a Trofeo FIM, in vista dell'abolizione della categoria. Nel 1982 i titoli non poterono essere assegnati, a causa della mancata disputa del numero minimo di prove previsto. Ciò portò, nel1983, al cambio dell'organizzatore (la Flammini Racing futura organizzatrice del mondiale Superbike), con cui venne introdotta una classe riservata alle moto a 4 tempi, la TT1(poi F1), sulla scia del successo del relativo titolo mondiale istituito nel 1977.
Nel 1985 il campionato veniva ribattezzato Campionato Italiano Grand Prix, mentre nel 1987 la F1 veniva affiancata, per poi essere sostituita dalla Superbike. Come ulteriore novità, dal 1988 il campionato ritornava ad essere in gara unica (con l'eccezione della SBK), per restarlo fino al 1992.
Dal 1993 gli Assoluti Italiani di Velocità cambiarono organizzatore, per poi diventare dal 2001 Campionato Italiano Velocità.